Prospettiva Lineare

Brunelleschi fu l’inventore della prospettiva a punto unico di fuga, che fu l’elemento più tipico e caratterizzante nelle rappresentazioni artistiche del Rinascimento fiorentino e italiano in generale.

Durante la sua formazione giovanile ebbe sicuramente a che fare con nozioni di ottica, comprese quelle di perspectiva, che all’epoca indicava un metodo per calcolare distanze e lunghezze raffrontandole con dimensioni note.
Grazie forse all’amicizia con Paolo dal Pozzo Toscanelli Brunelleschi poté ampliare le proprie conoscenze, arrivando a formulare poi le regole della “prospettiva” geometrica lineare centrica come la intendiamo oggi, cioè come metodo di rappresentazione per creare un mondo illusionisticamente reale.

Per arrivare a un traguardo così importante, che segnò in modo cruciale la figurazione occidentale, Brunelleschi si servì di due tavolette in legno, costruite entro il 1416, con vedute urbane dipinte sopra, entrambe perdute ma note attraverso le descrizioni che ne fece Leon Battista Alberti.

 


Progetto per palazzo Medici/Pitti

Nel 1439 Brunelleschi allestì la famosa rappresentazione vivente dell’Annunciazione, durante il Concilio di Firenze.

Giorgio Vasari riporta nelle Vite un episodio della vita di Brunelleschi che non ha trovato riscontri documentari e che è oggetto di valutazioni controverse da parte degli storici dell’arte.
Non compare neanche nella biografia del Manetti, che però è incompiuta proprio sugli ultimi anni di vita dell’artista.
Nel 1443 Cosimo il Vecchio comprò alcuni edifici e terreni in via Larga per farne il proprio palazzo, costruito di lì a pochi anni da Michelozzo.
Ma Vasari riporta che il capostipite di casa Medici si rivolse innanzitutto a Filippo Brunelleschi nel 1442, che gli portò un modello per il suo palazzo il quale venne però scartato poiché troppo “suntuoso e magnifico”, tale da destare pericolose invidie.
Secondo il progetto di Filippo l’accesso principale avrebbe dovuto essere su piazza San Lorenzo (dove oggi si trovano le mura del giardino).

 


Lo scenografo

“Vedere muovere un cielo pieno di figure vive, e i contrappesi di ferri girare e muovere e con lumi coperti e da scoprirsi s’accendono: cose che diedero a Filippo grandissima lode.”
(Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, edizione del 1550.)

Secondo Giorgio Vasari Brunelleschi fu l’inventore dei macchinari scenici per l’annuale rievocazione dell’Annunciazione che si teneva in San Felice in Piazza e, secondo attribuzioni più recenti, fu responsabile, direttamente o tramite collaboratori della sua cerchia come il Cecca, degli “ingegni” scenici per l’Ascensione, rievocata ogni anno in Santa Maria del Carmine, e per la celebre annunciazione vivente allestita nel 1439, forse nella Santissima Annunziata o in San Marco, in occasione del Concilio di Firenze.
Un testimone oculare di queste ultime due rappresentazioni fu il prelato ortodosso Abramo di Souzdal che, giunto al seguito del metropolita di Kiev, lasciò una dettagliata descrizione in slavo antico.