Nascita di Venere

Risale a un momento immediatamente successivo una delle opere più celebri dell’artista e del Rinascimento italiano in generale, la Nascita di Venere, databile, come la Primavera, nell’arco che va dal 1477 al 1485 circa. Le teorie più recenti rendono le due opere praticamente contemporanee, anche se è difficile che Botticelli abbia concepito i due dipinti entro il medesimo programma figurativo, anche per le differenze nella tecnica e nello stile. Contrariamente alla Primavera, la Nascita di Venere non è citato negli inventari medicei del 1498, 1503 e 1516, ma sempre grazie alla testimonianza del Vasari nelle Vite sappiamo che si trovava nella Villa di Castello nel 1550, quando egli vide le due opere esposte insieme nella residenza di campagna del ramo cadetto della famiglia.

Per quanto riguarda l’interpretazione, la scena rappresenterebbe il momento appena precedente a quello della Primavera (l’insediamento di Venere nel giardino di Amore), cioè quello dell’approdo dopo la nascita dalla spuma del mare alle coste dell’Isola di Cipro, sospinta dall’unione dei venti Zefiro e Aura, e accolta da una delle Ore che le sta stendendo un ricco mantello intessuto di fiori addosso. Molti storici sembrano concordare sul legame strettissimo tra il dipinto ed un passo delle Stanze del Poliziano: la coincidenza quasi assoluta tra il racconto e la tela confermerebbe che si tratti di un’illustrazione relativa al poema del filosofo neoplatonico, con gli impliciti richiami agli ideali sull’amore che caratterizzavano questa corrente di pensiero.

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